Capitolo 3
Forza
Moqui
Cerco disperatamente il mio villaggio in lungo e in largo, non lo trovo. Come posso fare? Di chiedere ad alcuni pokémon non se ne parla, scapperebbero. Gli umani? No, non mi capiscono. Cazzo, perché la vita deve essere così complicata? Se l’avessi saputo non sarei neanche uscito dall’uovo! Io… io… non so che fare…
Con le mani sul viso, disperato, cado a terra e piango. Sono un codardo. Sono scappato dall’unica persona che mi trovasse interessante. Una persona che sta male, per risollevarsi, ha bisogno di una persona che stia male come lui. Per me che sto male Cinzia è la mia unica speranza, lo capisco dai suoi occhi. Occhi azzurri, bellissimi, tristissimi.
‘Che ti succede figliolo?’
Mi giro ma non vedo nulla.
‘Chi sei? Dove sei?’ chiedo.
‘Oh, scusa… eccomi!’
Prima di aver il tempo di sentire la risposta vedo comparire davanti a me un Drifloon
‘Ti ho spaventato piccino? Scusami, dovrei perdere la mia abitudine di apparire all’improvviso…’
Ha ragione.
‘Io sono Pinko, e tu?’
‘Nerino…’ attimo di silenzio e poi dico ‘Ma tu non hai paura di me?’
‘Perché dovrei? Cos’hai che non va?’
‘Per via del mio colore sono stato buttato fuori di casa.’
‘Oh, poverino! E non ti ha aiutato nessuno?’
‘No, scappavano tutti… Solo una giovane buizel di nome Cinzia mi ha accettato…’
‘Ma ora che ci fai qui?’
Sento che di lui mi posso fidare, ma in un modo diverso da come mi fiderei di Cinzia. Gli racconto tutto e lui resta ad ascoltarmi.
‘Se cerchi il tuo villaggio ti posso aiutare, so dov’è’
‘D-davvero?’
‘Sicuro! Seguimi!’
Seguo Pinko fino all’entrata di una grotta.
‘Il tuo villaggio è in questa grotta, entra’
Entro senza esitare. In cuor mio spero che Cinzia sia all’entrata ad aspettarmi. Cinzia, perdonami.
Un vicolo cieco. Possibile che Pinko si sia sbagliato? Prima di avere il tempo di formulare un altro pensiero sento un forte fragore dietro di me. Buio.
‘Un altro pollo nella rete, eheh.’ La voce di Pinko risuona nella grotta.
Non trovo nemmeno la forza di urlare. Stremato dal dolore stramazzo a terra, sfiorando il nero abisso della Morte. Voglio caderci. Caderci e porre fine a questo schifo…
Sto quasi per andarmene quando il ricordo di Cinzia si fa nuovamente vivo nella mia mente. Non posso morire, non prima di averla rivista… ma cos’è questo calore che provo quando penso a lei?
Come risvegliato dal calore di Cinzia mi rialzo e urlo forte con tutta la mia voce:
Cinzia! Cinzia! Cinzia!
Urlo finché non perdo completamente la voce, restando muto.
Poco una voce mi chiama
‘Ecco qualcosa da mangiare, pollo’. E’ la voce di quel stramaledetto Drifloon.
Una piccola fessura si apre e a terra cade una sorta di frutto. E’ lungo e rosso. Una piccola fessura si apre e a terra cade una sorta di frutto. E’ lungo e rosso
‘E’ una Baccamelos. Buon appetito, eheh.’
La prendo e le dò un morso. Sento la lingua bruciare. Però…. È buona…
‘Piaciuta la bacca piccante?’
Piccante, me lo devo ricordare. È un sapore che mi piace. Continuo a mangiarla avidamente
‘E’ una Baccamelos. Buon appetito, eheh.’
La prendo e do un morso. Sento la lingua bruciare. Però…. È buona…
‘Piaciuta la bacca piccante?’
Piccante, me lo devo ricordare. È un sapore che mi piace. Continuo a mangiarla avidamente
Dopo aver consumato il mio primo, vero pasto sento una voce fuori dalla grotta, è un umano.
Le rocce che ostruiscono il passaggio vengono pian piano levate da un Machamp accompagnato da un uomo vestito di nero con una grande ‘R’ rossa sul petto. I miei stessi colori. Nero e rosso, come può non essere in sintonia con me? Con quei colori anche lui deve essere denigrato dagli altri umani. Mi avvicino e vedo comparire Pinko dietro l’uomo.
‘Ottimo lavoro Pinko, un buizel rosso e nero sarà un perfetto regalo per il capo!’
Da queste parole capisco tutto. Sono finito.
No, non può finire così… Io… vorrei urlare ma ho perso la voce…
Vedo le mani dell’uomo avventarsi su di me. Non voglio. No.
Bianco.
Vedo tutto bianco.
Quando finalmente riesco a riprendere l’uso della vista noto a terra i cadaveri dell’uomo e dei due pokémon. Le mie mani sono insanguinate… Cosa è successo?
Vorrei allontanarmi da questa carneficina, ma compiuti pochi passi svengo come se avessi esaurito le energie.
‘Ecco, si sta svegliando!’
Apro gli occhi e distinguo due sagome arancioni, sono Floatzel.
‘Come ti senti?’ mi chiedono.
Sono senza voce, ma cerco di far capire loro che mi sento bene a gesti.
‘Cosa è successo, perché c’erano quei cadaveri per terra?’
Non so rispondere
‘Eppure avevi le mani insanguinate quando ti abbiamo trovato’ devi saperne qualcosa. PARLA!’
‘Ora basta, è solo un cucciolo! Non pressatelo così!’ E’ un’infermiera anziana a prendere le mie difese
‘Che ne sai tu, Olga?’
‘Il decesso di quei tre è avvenuto simultaneamente, sono stati colpiti al cuore da un solo rapido pugno.’
‘E se fosse stato quello lì?’ dice il floatzel che prima mi interrogava indicandomi.
‘E’ troppo piccolo, un Buizel appena nato come lui non è in grado di muoversi a quella velocità.’ Risponde Olga, la Floatzel infermiera.
‘Sarà, ma non mi convince…’ detto questo il mio accusatore se ne va via.
Poi un floatzel mi guarda e mi chiede:
‘Tu sei il fratello minore di Pinna Mozza, il buizel nero?’
Non credo ci siano molti buizel neri in giro quindi annuisco.
‘Non devi amareggiarti se tutti scappavano, non era per il tuo colore, ma per il timore di incorrere nelle ire di tuo fratello nel caso ti avessero accolto’
C’era qualcosa che non mi tornava in quel discorso…
‘Comunque ora devi stare tranquillo, tuo fratello non c’è più si è fatto catturare da un allenatore.’ Dice il floatzel.
‘Di sua spontanea volontà. Diceva di voler far vedere al mondo la sua forza.’ Afferma il compagno.
Mentre i due iniziano a discutere l’infermiera mi si avvicina.
‘Vuoi tornare a casa?’ mi chiede.
Annuisco nuovamente. Lei mi indica la strada per tornare a casa. Vorrei chiedere anche di Cinzia, ma senza voce… e coi gesti non mi capirebbero.
Mi incammino verso casa, speranzoso che senza mio fratello i miei genitori mi possano accettare.
Il villaggio è deserto, non si vede neanche l’ombra di un pokémon. Arrivo a casa. La porta è la stessa che mi fu chiusa in faccia. Esito un attimo, e se non ci fossero? Devo smettere di avere paura, non devo ripetere l’errore del lago, non devo farmi spaventare dal nero.
Entro.
Cammino per il corridoio, il corridoio che mio fratello percorse quando mi buttò fuori di casa, raggiungendo la stanza in cui sono nato. Vuota. C’è uno strano odore in casa, come di… sangue…
Guardo a terra. I miei genitori sono stesi a terra in un lago rosso. Gli occhi sono bianchi e il viso senza espressione. Ma… mamma? Papà? Cosa vi è successo?
‘Ho dovuto farli tacere’
Mi giro ma non vedo nessuno
‘Loro hanno cercato di venirti dietro e così li ho dovuti fermare. Non capivano sai? Non capivano che tu sei maledetto, che sei uno scherzo della natura.’
Una figura si fa avanti nell’ombra. E’ gialla. Ed ha una pinna mozza.
‘Sei tornato fratellino.’
Lo guardo negli occhi. Sono pieni di soddisfazione e di odio. Odio per me. Per i miei genitori.
‘Sapevo che saresti tornato e ho voluto molestarti un po’. Non è un piano geniale? Mando un gruppo di tre floatzel per cercarti, ti trovano e ti medicano. Ti raccontano delle balle sul perché la gente scappa e ti mandano a casa. Io, pronto per riceverti, uccido prima nostro padre e poi nostra madre dopodiché mi nascondo e aspetto che tu arrivi.’ Fa una piccola pausa poi riprende ‘Per la strada non hai incrociato anima viva, giusto? Ho dato l’ordine di tenersi chiusi in casa e di non ficcare il naso fuori per nessuna ragione. Allora, piaciuto lo scherzo?’
Non ci credo, non è possibile. Uno così spietato non può, non deve essere mio fratello.
‘Pensi di essere stato ingannato, giusto?’ riprende
‘Non tutte erano balle, mi sono davvero fatto catturare da qualcuno. Si chiama Marcus.’
‘Dov’è Cinzia?’ Riesco a mormorare con un filo di voce.
‘Ah, la tua amichetta. Non ti preoccupare mi sono occupato personalmente di lei, non ti darà più fastidio.’
Dalla mia mente scompare ogni cosa: ogni sensazione, ogni ricordo, ogni speranza. Odio. Solo l’odio per mio fratello non è svanito. Prima di aver tempo di riflettere mi accorgo di essere già balzato con tutta forza addosso al mio nemico.
‘Troppo lento’
Non riesco neanche a vedere il suo spostamento. Ora è dietro di me e sta uscendo di casa.
‘Vuoi vendicarti? Devi diventare forte e dopo esserlo diventato vieni a cercarmi. Ti massacrerò con immenso piacere, scherzo della natura.’Detto questo se ne va, lasciandomi solo per terra.
Non mi importa dei miei genitori, che non ho praticamente conosciuto, non me ne importa di cosa pensano gli altri di me, non me ne importa più niente neanche di Cinzia. Ora la priorità è un’altra: raggiungere mio fratello.
Mi serve la forza, sono ancora troppo debole e codardo. Da solo però non otterrò un granché. Detesto dover seguire le orme del mio nemico… ma devo assolutamente trovare un allenatore geniale che mi renda invincibile.
Ora ho bisogno solo di questo.
Se il capitolo vi è piaciuto, siete pregati di commentare costruttivamente XD
So bene che la scena finale ricorda molto il dialogo tra Itachi e Sasuke, ma siete pregati di non lamentarvi troppo, per favore.
Sappiate che il rapporto tra Moqui e suo fratello Dado seguirà un corso completamente diverso da quello dei due ben noti ninja
P.S.: a dire il vero non l'ho fatto volontariamente, chiedo scusa a M. Kishimoto....
Edited by E.O.W. - 25/5/2011, 14:37
